Riassunti appunti ed Esame di stato

sabato 21 gennaio 2012

Quando il sesso diventa dipendenza



Esce in questi giorni nelle sale cinematografiche Shame, film di Steve McQueen nel quale l’attore Michael Fassbender interpreta un uomo sesso dipendente.
Un tema quanto mai attuale viste le statistiche: negli Stati Uniti si calcolano circa 9 milioni di sesso dipendenti e uno studio condotto in Italia e in Svezia su 800 uomini e donne ha scoperto che il 10% è sesso dipendente e il 20% mostra comportamenti sessuali a rischio. A illustrare i dati è stata Chiara Simonelli, docente di psicologia dello sviluppo sessuale alla Sapienza di Roma, che saluta con entusiasmo l’arrivo di un film che finalmente squarcia il velo su una delle nuove dipendenze del ventunesimo secolo.
E’ utile parlare di questi temi, e non solo quando a dichiarare la propria dipendenza sono personaggi famosi”, spiega la psicologa, soprattutto perché in genere ad accorgersi che qualcosa non va nel comportamento sessuale e quotidiano di una persona non è il paziente stesso ma un suo familiare o il partner.
L’identikit del sesso-dipendente è molto chiaro: circa 30 anni, in coppia ma anche single, per lo più di sesso maschile (per una donna che soffre di questa dipendenza ci sono quattro uomini colpiti dallo stesso disturbo). E, come molte altre dipendenze (come quella da gioco d’azzardo, ad esempio) anche quella dal sesso trova terreno fertile nella realtà virtuale: le donne soddisfano la propria ossessione frequentano chat room e gli uomini scaricando film porno.
I nuovi drogati del sesso, insomma, lo fanno per lo più in modo virtuale e il 10% di essi ha già iniziato a fare danni nell’ambito familiare e personale: ci si isola sempre di più dalla vita sociale, familiare e lavorativa al punto tale da sacrificare ogni cosa per soddisfare la propria dipendenza.
Si tratta, spiega l’esperta, di una forma di dipendenza nuova nei confronti della quale è necessario impostare una vera e propria terapia personalizzata. Negli Stati Uniti sono nati dei centri specializzati che “curano i malati di sesso come gli alcolisti e i tossicodipendenti". Un approccio che sarebbe consigliabile anche in Italia.

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